Le iniziative del
2020
VENERDI 25 DICEMBRE - NATALE DEL SIGNORE
Natività, Lorenzo Lotto
(1480-1557), National Gallery of Art (Washington)
I pastori trovarono Maria e
Giuseppe e il bambino.
Dal Vangelo secondo Luca
Appena gli angeli si furono
allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un
l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo
avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono,
senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino,
adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono
ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che
udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori.
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose,
meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono,
glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano
udito e visto, com’era stato detto loro.
SABATO 26 DICEMBRE - SANTO STEFANO
PRIMO MARTIRE

Martirio di Santo Stefano, Annibale
Carracci(1560-1609), Museo del Louvre(Parigi).
Ecco, contemplo i cieli
aperti.
Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Stefano, pieno di
grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il
popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei
Cirenei, gli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e
dell'Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non
riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui
egli parlava. E così sollevarono il popolo, gli anziani e
gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo
condussero davanti al Sinedrio. Tutti quelli che sedevano
nel Sinedrio, [udendo le sue parole,] erano furibondi in
cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano. Ma egli,
pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di
Dio e Gesù che stava alla sua destra di Dio e disse:
«Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che
sta alla destra di Dio». Allora, gridando a gran voce, si
turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro
di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a
lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi
di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che
pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito».
Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non
imputare loro questo peccato». Detto questo, morì.
DOMENICA 27 DICEMBRE - SACRA
FAMIGLIA DI GESU'

Sacra Famiglia con S. Anna e S.
Giocchino, Ambito veneto (seconda metà del 1600), Chiesa di
Ghizzole (Vicenza).
Il bambino cresceva pieno di
sapienza.
Dal Vangelo secondo
Quando furono compiuti i giorni
della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè,
[Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme
per presentarlo al Signore - come è scritto nella legge del
Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» -
e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due
giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a
Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e
pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito
Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva
preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima
aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si
recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino
Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo,
anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio,
dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi
hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti
i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo
popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano
delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a
Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e
la risurrezione di molti in Israele e come segno di
contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima
-, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C'era
anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù
di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il
marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta
vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava
mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e
preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a
lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la
redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa
secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea,
alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si
fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di
lui.
DOMENICA 20 DICEMBRE - QUARTA DOMENICA D'AVVENTO
Annunciazione, Beato Angelico
(1395-1455), Museo Diocesano di Cortona (Arezzo).
Ecco concepirai un figlio e
lo darai alla luce.
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, l'angelo Gabriele fu
mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret,
a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di
Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il
Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e
si domandava che senso avesse un saluto come questo.
L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato
grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai
alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato
Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di
Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe
e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse
all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?».
Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e
la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra.
Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio
di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua
vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il
sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è
impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del
Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo
si allontanò da lei.
DOMENICA 13 DICEMBRE - TERZA DOMENICA D'AVVENTO
San Giovanni Battista, Tiziano
Vecellio (1490-1576), Gallerie dell'Accademia (Venezia).
In mezzo a voi sta uno che
voi non conoscete.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Venne un uomo mandato da Dio: il suo
nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare
testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo
di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza
alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i
Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a
interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò.
Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi
sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il
profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei?
Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno
mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono
voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via
del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano
stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e
gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il
Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io
battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non
conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono
degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in
Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava
battezzando. Parola del Signore.
MARTEDI
8 DICEMBRE
IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
Immacolata concezione, Giambattista
Tiepolo (1696-1770), Museo del Prado (Madrid).
Ecco, concepirai un figlio e
lo darai alla luce
Dal Vangelo secondo Luca
In quel
tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città
della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa
sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La
vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse:
«Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste
parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse
un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere,
Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco,
concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai
Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il
Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà
per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà
fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come
avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose
l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza
dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che
nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco,
Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito
anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che
era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per
me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.
Parola del Signore.
DOMENICA
6 DICEMBRE - SECONDA DOMENICA D'AVVENTO
San Giovanni Battista, Leonardo da
Vinci (1452-1519), Museo del Louvre(Parigi).
Raddrizzate le vie del
Signore
Dal Vangelo secondo Marco
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo,
Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco,
dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la
tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via
del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni,
che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di
conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui
tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di
Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume
Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito
di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai
fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E
proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me:
io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi
sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi
battezzerà in Spirito Santo».
DOMENICA
29 NOVEMBRE - PRIMA DOMENICA D'AVVENTO
Giovane uomo con candela, Michel
Gobin (1641-1741). Musée Des Beaux-Arts Orléans, Francia.
Vegliate: non sapete quando
il padrone di casa ritornerà.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete
quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver
lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a
ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di
vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone
di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto
del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo
all'improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a
voi, lo dico a tutti: vegliate!».
DOMENICA
22 NOVEMBRE - XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO RE DELL'UNIVERSO
La Resurrezione, Piero della
Francesca (1415/20 -1492), Pinacoteca comunale - Borgo Sansepolcro (AR).
Siederà sul trono della sua
gloria e separerà gli uni dagli altri.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio
dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con
lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui
verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni
dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e
porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra:
Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il
regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo,
perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto
sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete
accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete
visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. Allora i
giusti gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto
affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti
abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero
e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando
mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a
visitarti?. E il re risponderà loro: In verità io vi dico:
tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei
fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà anche a
quelli che saranno alla sinistra: Via, lontano da me,
maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per
i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da
mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero
straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete
vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando ti abbiamo
visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in
carcere, e non ti abbiamo servito?. Allora egli risponderà
loro: In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto
a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me. E
se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece
alla vita eterna».
DOMENICA
15 NOVEMBRE - XXXIII
DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
La Parabola dei Talenti, ,Willem de
Poorter (1608-1668) Narodni Galerie (Praga).
Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo
padrone.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che,
partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro
i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a
un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a
impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello
che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui
invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una
buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle
regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva
ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo:
Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho
guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele - gli
disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò
potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Si
presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse:
Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho
guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele - gli disse
il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere
su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Si
presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo
talento e disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti
dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho
avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto
terra: ecco ciò che è tuo. Il padrone gli rispose: Servo
malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e
raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio
denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il
mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo
a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e
sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche
quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle
tenebre; là sarà pianto e stridore di denti».
Commento al Vangelo di Enzo
Bianchi
La parabola dei talenti proposta
dalla liturgia odierna è una parabola che, secondo il mio
povero parere, oggi è pericolosa: pericolosa, perché più
volte l’ho sentita commentare in un modo che, anziché
spingere i cristiani a conversione, pare confermarli nel
loro attuale comportamento tra gli uomini, nel mondo e nella
chiesa. Dunque forse sarebbe meglio non leggere questo
testo, piuttosto che leggerlo male…
In verità questa parabola non
è un’esaltazione, un applauso all’efficienza (tanto meno a
quella economica o finanziaria), non è un inno alla
meritocrazia, ma è una vera e propria contestazione verso la
comunità cristiana che sovente è tiepida, senza iniziativa,
contenta di quello che fa e opera, paurosa di fronte al
cambiamento richiesto da nuove sfide o dalle mutate
condizioni culturali della società. La parabola non conferma
“l’attivismo pastorale” di cui sono preda molte comunità
cristiane, molti “operatori pastorali” che non sanno neppure
leggere la sterilità di tutto il loro darsi da fare, ma
chiede alla comunità cristiana consapevolezza,
responsabilità, audacia e soprattutto creatività. Non la
quantità del fare, delle opere rende cristiana una comunità,
ma la sua obbedienza alla parola del Signore che la spinge
verso nuove frontiere, verso nuovi lidi, su strade non
percorse, lungo le quali la bussola che orienta il cammino è
solo il Vangelo, unito al grido degli uomini e delle donne
di oggi quando balbettano: “Vogliamo vedere Gesù!” (Gv
12,21).
E allora leggiamo con intelligenza
questa parabola la cui prospettiva – lo ripeto – non è
economica né finanziaria; essa non è un invito all’attivismo
ma alla vigilanza che resta in attesa, non contenta del
presente ma protesa verso la venuta del Signore. Egli non è
più tra di noi, sulla terra, è come partito per un viaggio e
ha affidato ai suoi servi, ai suoi discepoli un compito:
moltiplicare i doni che egli ha fatto a ciascuno. Nella
parabola, a due servi il Signore ha lasciato molto, una
somma cospicua – cinque lingotti di argento a uno, due a un
altro –, affinché la facciano fruttare; a un terzo servo ha
lasciato un solo lingotto, che comunque non è poco. In tutti
egli ha messo la sua fiducia, confidando loro i suoi beni.
Spetta dunque ai servi non tradire la fiducia del padrone e
operare una sapiente gestione dei beni, non di loro
proprietà ma del padrone, il quale al suo ritorno darà loro
la ricompensa.
“Dopo molto tempo” – allusione al
ritardo della parusia, della venuta gloriosa del Signore
(cf. Mt 24,48; 25,5) – il padrone ritorna e chiede conto
della fiducia da lui riposta nei suoi servi, i quali devono
mostrare la loro capacità di essere responsabili, in grado
cioè di rispondere della fiducia ricevuta. Eccoli dunque
presentarsi tutti davanti a lui. Colui che aveva ricevuto
cinque talenti si è mostrato operoso, intraprendente, capace
di rischiare, si è impegnato affinché i doni ricevuti non
fossero diminuiti, sprecati o inutilizzati; per questo,
all’atto di consegnare al padrone dieci talenti, riceve da
lui l’elogio: “Bene, servo buono e fedele, … entra nella
gioia del tuo Signore”. Lo stesso avviene per il secondo
servo, anche lui in grado di raddoppiare i talenti ricevuti.
Viene infine quello che aveva ricevuto un solo talento, il
quale mette subito le mani avanti: “Da quando mi hai fatto
fiducia, io sapevo che sei un uomo duro, esigente,
arbitrario, che fa ciò che vuole, raccogliendo anche dove
non ha seminato”. Con queste sue parole (“dalle tue parole
ti giudico”, si legge nel testo parallelo di Luca; cf. Lc
19,22) il servo confessa di avere un’immagine del Signore
che si è fabbricata: un padrone che gli fa paura, che chiede
una scrupolosa osservanza di ciò che ordina, che agisce in
modo arbitrario. Avendo questa immagine in sé, ha scelto di
non correre rischi: ha messo al sicuro, sotto terra, il
denaro ricevuto, e ora lo restituisce tale e quale. Così
rende al padrone ciò che è suo e non ruba, non fa peccato…
Ma ecco che il Signore va in collera
e gli risponde: “Sei un servo malvagio e pigro. Malvagio
perché hai obbedito all’immagine del Signore che ti sei
fatta, e così hai vissuto un rapporto di amore servile, di
amore ‘costretto’. Per questo sei stato pigro, non hai avuto
né il cuore né la capacità di operare secondo la fiducia che
ti avevo accordato”. Lo sappiamo: è più facile seppellire i
doni che Dio ci ha dato, piuttosto che condividerli; è più
facile conservare le posizioni, i tesori del passato, che
andarne a scoprire di nuovi; è più facile diffidare
dell’altro che ci ha fatto del bene, piuttosto che
rispondere consapevolmente, nella libertà e per amore. Ecco
dunque la lode per chi rischia e il biasimo per chi si
accontenta di ciò che ha, rinchiudendosi nel suo “io
minimo”.
Ma a me piacerebbe che la parabola
si concludesse altrimenti: così sarebbe più chiaro il cuore
del padrone, mentre il cuore del discepolo sarebbe quello
che il padrone desidera. Oso dunque proporre questa
conclusione “apocrifa”:
Venne il terzo servo, al quale il
padrone aveva confidato un solo talento, e gli disse:
“Signore, io ho guadagnato un solo talento, raddoppiando ciò
che mi hai consegnato, ma durante il viaggio ho perso tutto
il denaro. So però che tu sei buono e comprendi la mia
disgrazia. Non ti porto nulla, ma so che sei
misericordioso”. E il padrone, al quale più del denaro
importava che quel servo avesse una vera immagine di lui,
gli disse: “Bene, servo buono e fedele, anche se non hai
niente, entra pure tu nella gioia del tuo padrone, perché
hai avuto fiducia in me”.
Anche così la parabola sarebbe buona
notizia!
DOMENICA
8 NOVEMBRE - XXXII
DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Icona dello Sposo, secolo XIX,
Russia centro-settetrionale.
Ecco lo
sposo! Andategli incontro!
Dal Vangelo secondo
Matteo
In quel tempo, Gesù
disse ai suoi discepoli questa parabola: "Il regno dei cieli
è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade,
uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e
cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero
con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero
anche dell'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si
assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido:
"Ecco lo sposo, andategli incontro!". Allora tutte quelle
vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le
stolte dissero alle sagge: "Dateci del vostro olio, perché
le nostre lampade si spengono". Ma le sagge risposero: "No,
che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto
dai venditori e compratevene". Ora, mentre quelle andavano
per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano
pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono
a dire: "Signore, signore, aprici!". Ma egli rispose: "In
verità vi dico: non vi conosco". Vegliate dunque, perché non
sapete né il giorno né l'ora".
DOMENICA
1 NOVEMBRE - TUTTI I SANTI
Il Paradiso, Giusto dè Menabuoi
(1370-1380), Battistero del Duomo (Padova).
Dopo queste
cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva
contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.
Dal libro
dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Io, Giovanni, vidi
salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio
vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era
stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non
devastate la terra né il mare né le piante, finché non
avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro
Dio». E udii il numero di coloro che furono segnati con il
sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da
ogni tribù dei figli d’Israele. Dopo queste cose vidi:
ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare,
di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in
piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in
vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E
gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro
Dio, seduto sul trono, e all’Agnello». E tutti gli angeli
stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri
viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al
trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria,
sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro
Dio nei secoli dei secoli. Amen». Uno degli anziani allora
si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di
bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore
mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla
grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti,
rendendole candide nel sangue dell’Agnello».
ORGELMESSE 2020

Ecco il programma delle tre messe
nelle quali ci sarà la partecipazione di interpreti che
rientrano nell'iniziativa della Società del Quartetto di
Vicenza con la rassegna Orgelmesse 2020.
Scarica il libretto completo.



DOMENICA
25 OTTOBRE - XXX DEL TEMPO ORDINARIO
Amerai il
Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.
Dal Vangelo secondo
Matteo
In quel tempo, i
farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai
sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore
della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro,
nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose:
«Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta
la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e
primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai
il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti
dipendono tutta la Legge e i Profeti».
DOMENICA
18 OTTOBRE - XXIX DEL TEMPO ORDINARIO
Il pagamento del tributo,
Masaccio(1401-1428), Chiesa di Santa Maria del Carmine (Firenze).
Rendete a
Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.
Dal Vangelo secondo
Matteo
In quel tempo, i
farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come
cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque
da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli:
«Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio
secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non
guardi in faccia a nessuno. Dunque, di' a noi il tuo parere:
è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù,
conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché
volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del
tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò
loro: «Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?». Gli
risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a
Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
DOMENICA
11 OTTOBRE - XXVIII DEL TEMPO ORDINARIO
Parabola del banchetto di nozze
(frammento), Bernardo Strozzi(1581-1644), Gallerie
dell'Accademia (Venezia).
Tutti quelli
che troverete, chiamateli alle nozze.
Dal Vangelo
secondo Matteo
In quel tempo, Gesù
riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai
farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che
fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi
servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non
volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con
quest'ordine: Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio
pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi
e tutto è pronto; venite alle nozze!. Ma quelli non se ne
curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri
affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li
uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece
uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: La festa di nozze è pronta, ma gli
invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle
strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.
Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che
trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì
di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì
scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse:
Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?.
Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani
e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e
stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi
eletti».
DOMENICA
4 OTTOBRE - XXVII DEL TEMPO ORDINARIO
La vigna del Signore, Lucas
Cranach il Giovane (1515-86) Stadtkirche, Wittenberg,
Germania.
Darà in
affitto la vigna ad altri contadini.
Dal Vangelo secondo
Matteo
In quel tempo,
Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un'altra parabola: c'era un uomo, che possedeva
un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe,
vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La
diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi
servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini
presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero,
un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più
numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da
ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno
rispetto per mio figlio!. Ma i contadini, visto il figlio,
dissero tra loro: Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo
noi la sua eredità!. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla
vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della
vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero:
«Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto
la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti
a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle
Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è
diventata la pietra d'angolo; questo è stato fatto dal
Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi? Perciò io vi
dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un
popolo che ne produca i frutti».
MARTEDI 29
SETTEMBRE
GLI ARCANGELI MICHELE, GABRIELE E RAFFAELE
I
tre Arcangeli - Michele di Ridolfo del Ghirlandaio (1503
-1577), Abbazia di S. Michele Arcangelo a Passignano.
Michele
(Chi è come Dio?) è larcangelo che insorge
contro Satana e i suoi satelliti (Gd 9; Ap 12, 7; cfr Zc
13, 1-2), difensore degli amici di Dio (Dn 10, 13.21), protettore
del suo popolo (Dn 12, 1).
Gabriele (Forza di Dio) è uno degli spiriti
che stanno davanti a Dio (Lc 1, 19), rivela a Daniele i
segreti del piano di Dio (Dn 8, 16; 9, 21-22), annunzia
a Zaccaria la nascita di Giovanni Battista (Lc 1, 11-20)
e a Maria quella di Gesù (Lc 1, 26-38).
Raffaele (Dio ha guarito), anchegli fra i sette
angeli che stanno davanti al trono di Dio (Tb 12, 15; cfr
Ap 8, 2), accompagna e custodisce Tobia nelle peripezie
del suo viaggio e gli guarisce il padre cieco.
La Chiesa pellegrina sulla terra, specialmente nella liturgia
eucaristica, è associata alle schiere degli angeli
che nella Gerusalemme celeste cantano la gloria di Dio (cfr
Ap 5, 11-14; Conc. Vat. II, Costituzione sulla sacra liturgia,
«Sacrosanctum Concilium», 8).
Il 29 settembre il martirologio geronimiano (sec. VI) ricorda
la dedicazione della basilica di san Michele (sec. V) sulla
via Salaria a Roma.
DOMENICA 20 SETTEMBRE -
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

La parabola dei lavoratori della vigna, Francesco Maffei (1605-1666),
Museo di Castelvecchio (Verona).
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un
padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata
lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un
denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi
verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in
piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella
vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono.
Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece
altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri
che se ne stavano lì e disse loro: “Perchè ve ne state qui
tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché
nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate
anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della
vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro
la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti
quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un
denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero
ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un
denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone
dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li
hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della
giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di
loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse
concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma
io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso
fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei
invidioso perchè io sono buono?”. Così gli ultimi saranno
primi e i primi, ultimi».
DOMENICA 13 SETTEMBRE -
XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

La parabola del servo malvagio, Domenico Fetti (1589-1623),
Semper Gallery (Dresda).
Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte
sette.
Dal
Vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se
il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte
dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli
rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta
volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un
re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva
cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un
tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non
era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse
venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e
così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a
terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti
restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel
servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena
uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli
doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava,
dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno,
prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me
e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece
gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto
dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto
l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli
disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito
perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà
del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”.
Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché
non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre
mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore,
ciascuno al proprio fratello».
DOMENICA 6 SETTEMBRE - XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

«Amerai il tuo prossimo come te stesso»
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 13,8-10
Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non
dell'amore vicendevole; perché chi ama l'altro ha adempiuto
la Legge. Infatti: «Non commetterai adulterio, non
ucciderai, non ruberai, non desidererai», e qualsiasi altro
comandamento, si ricapitola in questa parola: «Amerai il tuo
prossimo come te stesso». La carità non fa alcun male al
prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.
GIUBILEO PER LA TERRA

MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ PAPA FRANCESCO
PER LA CELEBRAZIONE
DELLA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LA CURA DEL CREATO
1° settembre 2020
«Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la
liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per
voi un giubileo» (Lv 25,10)
Cari
fratelli e sorelle,
Ogni
anno, particolarmente dalla pubblicazione della Lettera
enciclica Laudato
si’ (LS,
24 maggio 2015), il primo giorno di settembre segna per la
famiglia cristiana la Giornata Mondiale di Preghiera per la
Cura del Creato, con la quale inizia il Tempo del Creato,
che si conclude il 4 ottobre, nel ricordo di san Francesco
di Assisi. In questo periodo, i cristiani rinnovano in tutto
il mondo la fede nel Dio creatore e si uniscono in modo
speciale nella preghiera e nell’azione per la salvaguardia
della casa comune. Sono lieto che il tema scelto dalla
famiglia ecumenica per la celebrazione del Tempo del Creato
2020 sia “Giubileo per la Terra”, proprio nell’anno in cui
ricorre il cinquantesimo anniversario del Giorno della
Terra. Nella Sacra Scrittura, il Giubileo è un tempo sacro
per ricordare, ritornare, riposare, riparare e rallegrarsi.
1. Un
tempo per ricordare Siamo invitati a ricordare soprattutto
che il destino ultimo del creato è entrare nel “sabato
eterno” di Dio. È un viaggio che ha luogo nel tempo,
abbracciando il ritmo dei sette giorni della settimana, il
ciclo dei sette anni e il grande Anno giubilare che giunge
alla conclusione di sette anni sabbatici. Il Giubileo è
anche un tempo di grazia per fare memoria della vocazione
originaria della creato ad essere e prosperare come comunità
d’amore. Esistiamo solo attraverso le relazioni: con Dio
creatore, con i fratelli e le sorelle in quanto membri di
una famiglia comune, e con tutte le creature che abitano la
nostra stessa casa. «Tutto è in relazione, e tutti noi
esseri umani siamo uniti come fratelli e sorelle in un
meraviglioso pellegrinaggio, legati dall’amore che Dio ha
per ciascuna delle sue creature e che ci unisce anche tra
noi, con tenero affetto, al fratello sole, alla sorella
luna, al fratello fiume e alla madre terra» (LS,
92). Il Giubileo, pertanto, è un tempo per il ricordo, dove
custodire la memoria del nostro esistere inter-relazionale.
Abbiamo costantemente bisogno di ricordare che «tutto è in
relazione, e che la cura autentica della nostra stessa vita
e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla
fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti
degli altri» (LS,
70).
2. Un
tempo per ritornare Il Giubileo è un tempo per tornare
indietro e ravvedersi. Abbiamo spezzato i legami che ci
univano al Creatore, agli altri esseri umani e al resto del
creato. Abbiamo bisogno di risanare queste relazioni
danneggiate, che sono essenziali per sostenere noi stessi e
l’intero tessuto della vita. Il Giubileo è un tempo di
ritorno a Dio, nostro amorevole creatore. Non si può vivere
in armonia con il creato senza essere in pace col Creatore,
fonte e origine di tutte le cose. Come ha osservato Papa
Benedetto, «il consumo brutale della creazione inizia
dove non c’è Dio, dove la materia è ormai soltanto materiale
per noi, dove noi stessi siamo le ultime istanze, dove
l’insieme è semplicemente proprietà nostra» (Incontro
con il Clero della Diocesi di Bolzano-Bressanone, 6
agosto 2008). Il Giubileo ci invita a pensare nuovamente
agli altri, specialmente ai poveri e ai più vulnerabili.
Siamo chiamati ad accogliere nuovamente il progetto
originario e amorevole di Dio sul creato come un’eredità
comune, un banchetto da condividere con tutti i fratelli e
le sorelle in spirito di convivialità; non in una
competizione scomposta, ma in una comunione gioiosa, dove ci
si sostiene e ci si tutela a vicenda. Il Giubileo è un tempo
per dare libertà agli oppressi e a tutti coloro che sono
incatenati nei ceppi delle varie forme di schiavitù moderna,
tra cui la tratta delle persone e il lavoro minorile.
Abbiamo bisogno di ritornare, inoltre, ad ascoltare la
terra, indicata nella Scrittura come adamah, luogo dal quale
l’uomo, Adam, è stato tratto. Oggi la voce del creato ci
esorta, allarmata, a ritornare al giusto posto nell’ordine
naturale, a ricordare che siamo parte, non padroni, della
rete interconnessa della vita. La disintegrazione della
biodiversità, il vertiginoso aumento dei disastri climatici,
il diseguale impatto della pandemia in atto sui più poveri e
fragili sono campanelli d’allarme di fronte all’avidità
sfrenata dei consumi. Particolarmente durante questo Tempo
del Creato, ascoltiamo il battito della creazione. Essa,
infatti, è stata data alla luce per manifestare e comunicare
la gloria di Dio, per aiutarci a trovare nella sua bellezza
il Signore di tutte le cose e ritornare a Lui (cfr San
Bonaventura, In II Sent., I,2,2, q. 1, concl; Brevil.,
II,5.11). La terra dalla quale siamo stati tratti è dunque
luogo di preghiera e di meditazione: «risvegliamo il senso
estetico e contemplativo che Dio ha posto in noi» (Esort.
ap. Querida
Amazonia, 56). La capacità di meravigliarci e di
contemplare è qualcosa che possiamo imparare specialmente
dai fratelli e dalle sorelle indigeni, che vivono in armonia
con la terra e con le sue molteplici forme di vita.
3. Un
tempo per riposare Nella sua sapienza, Dio ha riservato il
giorno di sabato perché la terra e i suoi abitanti potessero
riposare e rinfrancarsi. Oggi, tuttavia, i nostri stili di
vita spingono il pianeta oltre i suoi limiti. La continua
domanda di crescita e l’incessante ciclo della produzione e
dei consumi stanno estenuando l’ambiente. Le foreste si
dissolvono, il suolo è eroso, i campi spariscono, i deserti
avanzano, i mari diventano acidi e le tempeste si
intensificano: la creazione geme! Durante il Giubileo, il
Popolo di Dio era invitato a riposare dai lavori consueti, a
lasciare, grazie al calo dei consumi abituali, che la terra
si rigenerasse e il mondo si risistemasse. Ci occorre oggi
trovare stili equi e sostenibili di vita, che restituiscano
alla Terra il riposo che le spetta, vie di sostentamento
sufficienti per tutti, senza distruggere gli ecosistemi che
ci mantengono. L’attuale pandemia ci ha portati in qualche
modo a riscoprire stili di vita più semplici e sostenibili.
La crisi, in un certo senso, ci ha dato la possibilità di
sviluppare nuovi modi di vivere. È stato possibile
constatare come la Terra riesca a recuperare se le
permettiamo di riposare: l’aria è diventata più pulita, le
acque più trasparenti, le specie animali sono ritornate in
molti luoghi dai quali erano scomparse. La pandemia ci ha
condotti a un bivio. Dobbiamo sfruttare questo momento
decisivo per porre termine ad attività e finalità superflue
e distruttive, e coltivare valori, legami e progetti
generativi. Dobbiamo esaminare le nostre abitudini nell’uso
dell’energia, nei consumi, nei trasporti e
nell’alimentazione. Dobbiamo togliere dalle nostre economie
aspetti non essenziali e nocivi, e dare vita a modalità
fruttuose di commercio, produzione e trasporto dei beni.
4. Un
tempo per riparare Il Giubileo è un tempo per riparare
l’armonia originaria della creazione e per risanare rapporti
umani compromessi. Esso invita a ristabilire relazioni
sociali eque, restituendo a ciascuno la propria libertà e i
propri beni, e condonando i debiti altrui. Non dovremmo
perciò dimenticare la storia di sfruttamento del Sud del
pianeta, che ha provocato un enorme debito ecologico, dovuto
principalmente al depredamento delle risorse e all’uso
eccessivo dello spazio ambientale comune per lo smaltimento
dei rifiuti. È il tempo di una giustizia riparativa. A tale
proposito, rinnovo il mio appello a cancellare il debito dei
Paesi più fragili alla luce dei gravi impatti delle crisi
sanitarie, sociali ed economiche che devono affrontare a
seguito del Covid-19. Occorre pure assicurare che gli
incentivi per la ripresa, in corso di elaborazione e di
attuazione a livello mondiale, regionale e nazionale, siano
effettivamente efficaci, con politiche, legislazioni e
investimenti incentrati sul bene comune e con la garanzia
che gli obiettivi sociali e ambientali globali vengano
conseguiti. È altresì necessario riparare la terra. Il
ripristino di un equilibrio climatico è di estrema
importanza, dal momento che ci troviamo nel mezzo di
un’emergenza. Stiamo per esaurire il tempo, come i nostri
figli e i giovani ci ricordano. Occorre fare tutto il
possibile per limitare la crescita della temperatura media
globale sotto la soglia di 1,5 gradi centigradi, come
sancito nell’Accordo di Parigi sul Clima: andare oltre si
rivelerà catastrofico, soprattutto per le comunità più
povere in tutto il mondo. In questo momento critico è
necessario promuovere una solidarietà intra-generazionale e
inter-generazionale. In preparazione
all’importante Summit sul Clima di Glasgow, nel Regno Unito
(COP 26), invito ciascun Paese ad adottare traguardi
nazionali più ambiziosi per ridurre le emissioni. Il
ripristino della biodiversità è altrettanto cruciale nel
contesto di una scomparsa delle specie e di un degrado degli
ecosistemi senza precedenti. È necessario sostenere
l’appello delle Nazioni Unite a salvaguardare il 30% della
Terra come habitat protetto entro il 2030, al fine di
arginare l’allarmante tasso di perdita della biodiversità.
Esorto la Comunità internazionale a collaborare per
garantire che il Summit sulla Biodiversità (COP 15) di
Kunming, in Cina, costituisca un punto di svolta verso il
ristabilimento della Terra come casa dove la vita sia
abbondante, secondo la volontà del Creatore. Siamo tenuti a
riparare secondo giustizia, assicurando che quanti hanno
abitato una terra per generazioni possano riacquistarne
pienamente l’utilizzo. Occorre proteggere le comunità
indigene da compagnie, in particolare multinazionali, che,
attraverso la deleteria estrazione di combustibili fossili,
minerali, legname e prodotti agroindustriali, «fanno nei
Paesi meno sviluppati ciò che non possono fare nei Paesi che
apportano loro capitale» (LS, 51). Questa cattiva condotta
aziendale rappresenta un «un nuovo tipo di colonialismo»
(San Giovanni Paolo II, Discorso
alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, 27
aprile 2001, cit. in Querida
Amazonia, 14), che sfrutta vergognosamente comunità e
Paesi più poveri alla disperata ricerca di uno sviluppo
economico. È necessario consolidare le legislazioni
nazionali e internazionali, affinché regolino le attività
delle compagnie di estrazione e garantiscano l’accesso alla
giustizia a quanti sono danneggiati.
5. Un
tempo per rallegrarsi Nella tradizione biblica, il Giubileo
rappresenta un evento gioioso, inaugurato da un suono di
tromba che risuona per tutta la terra. Sappiamo che il grido
della Terra e dei poveri è divenuto, negli scorsi anni,
persino più rumoroso. Al contempo, siamo testimoni di come
lo Spirito Santo stia ispirando ovunque individui e comunità
a unirsi per ricostruire la casa comune e difendere i più
vulnerabili. Assistiamo al graduale emergere di una grande
mobilitazione di persone, che dal basso e dalle periferie si
stanno generosamente adoperando per la protezione della
terra e dei poveri. Dà gioia vedere tanti giovani e
comunità, in particolare indigene, in prima linea nel
rispondere alla crisi ecologica. Stanno facendo appello per
un Giubileo della Terra e per un nuovo inizio, nella
consapevolezza che «le cose possono cambiare» (LS,
13). C’è pure da rallegrarsi nel constatare come l’Anno
speciale di anniversario della Laudato si’ stia ispirando
numerose iniziative a livello locale e globale per la cura
della casa comune e dei poveri. Questo anno dovrebbe portare
a piani operativi a lungo termine, per giungere a praticare
un’ecologia integrale nelle famiglie, nelle parrocchie,
nelle diocesi, negli Ordini religiosi, nelle scuole, nelle
università, nell’assistenza sanitaria, nelle imprese, nelle
aziende agricole e in molti altri ambiti. Ci rallegriamo
anche che le comunità credenti stiano convergendo per dare
vita a un mondo più giusto, pacifico e sostenibile. È motivo
di particolare gioia che il Tempo del Creato stia diventando
un’iniziativa davvero ecumenica. Continuiamo a crescere
nella consapevolezza che tutti noi abitiamo una casa comune
in quanto membri della stessa famiglia! Rallegriamoci
perché, nel suo amore, il Creatore sostiene i nostri umili
sforzi per la Terra. Essa è anche la casa di Dio, dove la
sua Parola «si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi»
(Gv 1,14), il luogo che l’effusione dello Spirito Santo
costantemente rinnova. “Manda il tuo Spirito, Signore, e
rinnova la faccia della terra” (cfr Sal 104,30).
Roma, San
Giovanni in Laterano, 1° settembre 2020
FRANCESCO
DOMENICA 30 AGOSTO - XXII
DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Cristo chiama i suoi primi Discepoli, Adam Brenner, 1839
Leicester Arts and Museum.
Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso.
Dal Vangelo secondo Matteo In quel tempo, Gesù
cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a
Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei
capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e
risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si
mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore;
questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a
Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo,
perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole
venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce
e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la
perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la
troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà
il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un
uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il
Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo,
con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le
sue azioni».
DOMENICA 23 AGOSTO - XXI
DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Gesù Cristo consegna le chiavi a san Pietro, Pietro Vannucci
detto Pietro
Perugino (1448
- 1523),
Cappella Sistina (Roma).
Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno
dei cieli.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di
Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che
sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono
Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno
dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».
Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio
vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di
Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il
Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e
su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli
inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del
regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà
legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra
sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non
dire ad alcuno che egli era il Cristo.
SABATO 15 AGOSTO - ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

L'Assunzione
di Maria - Demetrio Alpago (1907).
Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente: ha
innalzato gli umili.
Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la
regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa
di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito
il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran
voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del
tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore
venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei
orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E
beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il
Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia
magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio
salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo
nome; di generazione in generazione la sua misericordia per
quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo
braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a
mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi
della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase
con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
DOMENICA 16 AGOSTO - XX del Tempo Ordinario

Cristo e la cananea, Jean-Germain Drouais (1763-1788), Museo
del Louvre (Parigi).
Donna, grande è la tua fede!
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona
di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva
da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore,
figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un
demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora
i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono:
«Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli
rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute
della casa d'Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò
dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli
rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo
ai cagnolini». "È vero, Signore", disse la donna, "eppure i
cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei
loro padroni". Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la
tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell'istante
sua figlia fu guarita.
DOMENICA 9 AGOSTO - XIX del Tempo Ordinario

Ilyas Basim Khuri Bazzi Rahib, Cristo cammina sulle acque
(Cristo soccorre Pietro), manoscritto dei Vangeli in lingua
araba, 1684, Baltimora, Walters Art Museum.
Comandami di venire verso di te sulle acque.
Dal Vangelo secondo Matteo
[Dopo che la folla ebbe
mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla
barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse
congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in
disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù,
da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra
ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario.
Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando
sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono
sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla
paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono
io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose:
«Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle
acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca,
si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma,
vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad
affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la
mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai
dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò.
Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui,
dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
DOMENICA 2 AGOSTO - XVIII del Tempo Ordinario

Moltiplicazione dei pani e dei pesci (particolare),
Bartolomeo Letterini (1669-1748), Chiesa di S. Pietro
Martire (Murano - Venezia).
Tutti mangiarono a sazietà.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni
Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un
luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo
seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide
una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro
malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli
e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda
la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare».
Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date
loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che
cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese
i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò
la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i
discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e
portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli
che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza
contare le donne e i bambini.
DOMENICA 26 LUGLIO - XVII del Tempo Ordinario

La parabola del tesoro nascosto, Rembrandt Harmenszoon van
Rijn (1606-1669), Museum of Fine Arts (Boston).
Vende tutti i suoi averi e compra quel campo
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei
cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo
trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i
suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile
anche a un mercante che va in cerca di perle preziose;
trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi
averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una
rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.
Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a
sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via
i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli
angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno
nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed
egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo
del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che
estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
RACCOLTA DEL FERRO
VECCHIO

Sabato 4
luglio dalle 8:00 alle 16:00 raccogliamo il ferro
vecchio pro parrocchia. Verrà posizionato venerdì sera un
cassone dove convogliare il materiale ferroso. Invitiamo
chiunque abbia ferro vecchio da buttare a portarlo quindi in
canonica a Montegaldella. Spargiamo la notizia il più
possibile in tutti i gruppi! Il cassone verrà ritirato verso
le 16:30 di sabato pomeriggio. Grazie mille!!
DOMENICA 19 LUGLIO - XVI del Tempo Ordinario

Gesù predicatore, Carl Heinrich Bloch (1834-1890),
Frederiksborg slot Museum di Hillerød, Danimarca. .
Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino
alla mietitura.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola,
dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha
seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti
dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in
mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e
fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi
andarono dal padrone di casa e gli dissero: Signore, non hai
seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la
zizzania?. Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo!.
E i servi gli dissero: Vuoi che andiamo a raccoglierla?. No,
rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania,
con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e
l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento
della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la
zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece
riponètelo nel mio granaio». Espose loro un'altra parabola,
dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di
senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il
più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più
grande delle altre piante dell'orto e diventa un albero,
tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i
suoi rami». Disse loro un'altra parabola: «Il regno dei
cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in
tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Tutte
queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava
ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era
stato detto per mezzo del profeta: «Aprirò la mia bocca con
parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del
mondo». Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi
discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la
parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui
che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il
mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania
sono i figli del Maligno e il nemico che l'ha seminata è il
diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono
gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si
brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il
Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali
raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti
quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace
ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i
giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro.
Chi ha orecchi, ascolti!».
DOMENICA 12 LUGLIO - XV del Tempo Ordinario

Il seminatore al tramonto, Vincent Van Gogh (1853-1890),
Museo Kröller-Muller (Otterlo).
Il seminatore usci a seminare (Mt
13,1-23)
Dal Vangelo secondo Matteo
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si
radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca
e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla
spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E
disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre
seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli
uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno
sassoso, dove non c'era molta terra; germogliò subito,
perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole
fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte
cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un'altra
parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il
sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». Gli
si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a
loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi
è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro
non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà
nell'abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche
quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché
guardando non vedono, udendo non ascoltano e non
comprendono. Così si compie per loro la profezia di Isaìa
che dice: Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì,
ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato
insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso
gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino
con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si
convertano e io li guarisca!. Beati invece i vostri occhi
perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità
io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato
vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare
ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono! Voi dunque
ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno
ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il
Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore:
questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è
stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la
Parola e l'accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici
ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o
una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene
meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la
Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della
ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello
seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e
la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il
sessanta, il trenta per uno».
DOMENICA 5 LUGLIO - XIV del Tempo Ordinario

Cristo, Rembrandt Harmenszoon van Rijn (1606-1669),
Gemäldegalerie (Berlino).
Io sono mite e umile di cuore (Mt 11,25-30)
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del
cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai
sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o
Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è
stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se
non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e
colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi
tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che
sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la
vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso
leggero».
Il Signore Gesù, in virtù della sua intima comunione con il
Padre, è davvero colui che può rivelare al mondo la vita di
Dio. Il brano evangelico di questa domenica comprende
l’ultima parte del capitolo undici di Matteo. Terminato il
“discorso missionario” viene raccontata l’ambasciata del
Battista, che offre l’occasione a Gesù di mostrare nelle
opere da lui compiute la prova della sua messianicità. Poi
Gesù rimprovera le città perché pur avendo visto le sue
azioni straordinarie, non si sono convertite, non hanno cioè
riconosciuto in lui la presenza del Messia. Il tono del
discorso è molto duro, eppure cambia improvvisamente: al
versetto 25 inizia il brano odierno e le parole di Gesù
lasciano trasparire gioia e intima commozione. Il
cambiamento è determinato proprio dal fatto che l’attenzione
passa da coloro che rifiutano il Cristo a coloro che lo
accolgono. E Gesù invita l’umanità a mettersi alla sua
scuola. Una scuola che è comunione di vita con lui e
alimenta il desiderio di imparare da lui, di averlo cioè
come modello. Gesù propone il suo “giogo”, che non è una
nuova legislazione, ma la sua stessa persona da accogliere e
da imitare. E in particolare Gesù ci propone due sue
caratteristiche: la mitezza e l’umiltà. La mitezza che Gesù
ci propone non è avere un atteggiamento da perdente, ma fare
nostro il suo modo di guardare agli altri pieno di
compassione e di misericordia: fare nostro il suo modo di
stare davanti al dolore e alla sconfitta. La croce è la
scuola più grande della mitezza perché è la cattedra
dell’amore più grande. E poi l’umiltà, che è riconoscere che
quello che io sono è dono di Dio che mi chiama ad essere a
mia volta dono. Posso in questa settimana vivere la sobrietà
nell’uso dei beni e la sincerità nei rapporti con gli altri.
dal bollettino parrocchiale
DOMENICA 28 GIUGNO - XIII del Tempo Ordinario

Chi accoglie voi accoglie me (Mt 10,40)
Il brano evangelico di questa domenica costituisce l’ultima
parte del discorso di Gesù sulla missione e riguarda la
relazione del discepolo con la sua Persona e di conseguenza
quella del discepolo stesso con la sua famiglia di
appartenenza. Seguire il Cristo per l’evangelista Matteo ha
queste caratteristiche. Innanzitutto un amore radicale per
il Signore, che trasfigura anche le relazioni umane,
comprese quelle più sacrosante, come quelle familiari.
Seconda caratteristica è il dono totale di sé per Gesù e per
i fratelli, espresso nel sapere prendere ogni giorno la
propria croce e seguire il Signore lungo la via del
Calvario. Infine, una terza caratteristica è l’accoglienza
del prossimo in cui si riconosce la stessa persona di
Cristo, da amare e soccorrere. Queste tre caratteristiche
del seguire il Signore si compenetrano a vicenda, in quanto
l’amore esclusivo per il Signore si esprime nel dono di sé e
nell’accoglienza dei fratelli. Ed è un amore che può
arrivare fino al martirio. Accogliere: per ben sei volte
ritorna questo verbo in poche righe, ad indicare la sua
importanza nel contesto del brano evangelico. Accoglienza
che non nasce da semplice compassione filantropica o dal
buon carattere di una persona sensibile alle necessità
altrui. Ma dal riconoscere nel volto del fratello la stessa
presenza di Cristo. Gesù invita ad accogliere in particolare
due categorie di persone: da un lato i profeti, gli inviati
di Dio, dall’altro i piccoli che hanno bisogno anche solo di
un bicchiere d’acqua. Un’accoglienza che riconosce Gesù nel
fratello, soprattutto nei più piccoli e poveri. Viviamo le
opere di misericordia!
SOLIDARIETÀ CONTAGIOSA
Anni fa un’amica assistente sociale ci aveva chiesto di
ospitare per una settimana una diciassettenne quasi cieca
che per vari motivi non poteva restare nell’istituto né
tornare a casa dai suoi. Dopo averne parlato con i ragazzi,
ormai adolescenti, decidemmo di comune accordo per il sì,
anche se questa scelta avrebbe comportato sacrifici per
ciascuno: la casa era già piccola per 4 figli studenti che
aveva bisogno di spazio. Miriam venne da noi e, aiutata da
tutti, si inserì talmente bene da aiutare i ragazzi per il
compleanno di uno di loro che ricorreva in quel periodo.
Finì che, invece di una sola, le settimane divennero tre. Le
ricordiamo come un momento forte di famiglia. Quella
esperienza di accoglienza sarebbe stata efficace anni dopo.
Nostra figlia, sposata e madre di due bambine, ha ospitato
un bambino disadattato che per Pasqua sarebbe rimasto solo
nell’istituto. Un altro nostro figlio, lui pure sposato e
con tre bambini, ha accolto per il pranzo di natale, oltre
la suocera, una persona inferma di mente. La solidarietà è
contagiosa. H.G. - Austria.
TU
SEI PIETRO (Mt 16,18)

Particolare
dell'abbraccio dei due santi, icona greca del XV secolo
dell'isola di Parmos.
Il
testo del Vangelo della Solennità dei SS. Pietro
e Paolo, all'inizio riporta le opinioni che circolavano
sull'identità di Gesù e alla fine espone
il compito futuro dell'apostolo Pietro. Al centro colloca
la confessione di fede di Pietro: "Tu sei
il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Pietro è
dichiarato beato perchè in lui si era manifestata
l'azione rivelatrice del Padre; alla beatitudine segue una
promessa che fa leva sul nome stesso: Pietro, pietra. Il
suo nome diventa rivelatore della sua funzione e missione
nella Chiesa. Pietro è una pietra di fondazione;
anche se poi a costruire la Chiesa è il Signore stesso.
Anche
noi siamo chiamati per nome da Dio, per mostrare
con le opere il suo volto di amore, misericordia, perdono,
ascolto, condivisione. Ad ognuno è poi affidata una
missione secondo il proprio stato di vita; ma in
tutte le vocazioni l'importante è lo stile,
che deve mostrare al mondo un Dio amore. Siamo servi, siamo
pietre poste a fondamento della comunità.
DOMENICA 21 GIUGNO - XII del Tempo Ordinario

La Vocazione dei Primi Apostoli, Domenico Ghirlandaio (1448-1494) ,
Cappella Sistina (Roma).
Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non abbiate
paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non
sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello
che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello
che ascoltate all'orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non
hanno potere di uccidere l'anima; abbiate paura piuttosto di
colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l'anima
e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo?
Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del
Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti
contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti
passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini,
anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli;
chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo
rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
DOMENICA 14 GIUGNO - CORPUS DOMINI

Pala del Corpus Domini, Giusto di Gand(1430-1480) , Galleria
Nazionale delle Marche(Urbino).
La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera
bevanda.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo,
disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in
eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del
mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra
loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non
mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo
sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e
beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò
nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio
sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio
sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la
vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui
che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal
cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono.
Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
DOMENICA 7 GIUGNO - SS. TRINITA'

SS. Trinità, particolare della cupola della chiesa di
Montegaldella, Demetrio Alpago (1870 - 1908).
La grazia di Gesù Cristo, l'amore di Dio e la
comunione dello Spirito Santo.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi
coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in
pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi.
Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi
salutano. La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio
e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.
PENTECOSTE

Dal Trittico del Giudizio Universale, Pentecoste, Beato
Angelico (1395 - 1455), Galleria Nazionale di Palazzo
Corsini (Roma).
Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a
parlare.
Dagli Atti degli Apostoli
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si
trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne
all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si
abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano.
Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si
posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di
Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel
modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni
nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si
radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare
nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la
meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono
forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare
nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti;
abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia,
del Ponto e dell'Asia, della Frìgia e della Panfìlia,
dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène,
Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e
li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di
Dio».
ASCENSIONE DEL SIGNORE

Ascensione del SIgnore, Giotto (1267 - 1337), Cappella degli
Scrovegni (Padova).
Fu elevato in alto sotto i loro occhi
Dagli Atti degli Apostoli
Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello
che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu
assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli
che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si
mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove,
durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle
cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola
con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma
di attendere l'adempimento della promessa del Padre, «quella
- disse - che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con
acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati
in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli
domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale
ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non
spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha
riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo
Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete
testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e
fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo
guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai
loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne
andava, quand'ecco due uomini in bianche vesti si
presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché
state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è
stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui
l'avete visto andare in cielo».
VI DOMENICA DI PASQUA - Pregherò il Padre e vi darà un altro
Paràclito
.jpg)
Cristo Trasfigurato, Andrea Previtali (1480 - 1528),
Pinacoteca di Brera (Milano).
Pregherò il Padre e vi darà un altro Paràclito.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate,
osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed
egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per
sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può
ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo
conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il
mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io
vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono
nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei
comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi
ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi
manifesterò a lui».
Continuiamo con l’iniziativa
adottata in Quaresima a seguito dell’emergenza sanitaria, e
quindi di mantenere l’ANGOLO BELLO, come spazio
significativo della casa in cui alimentare la propria fede,
vivendo un momento di preghiera e di confronto con la Parola
di Dio, ma anche di scambio/racconto su ciò che ognuno pensa
e sta vivendo.
Ancora chiamati a vivere questa situazione di emergenza,
siamo anche consapevoli che nulla può sostituirsi alla
dimensione comunitaria che normalmente viviamo e proponiamo
negli itinerari di educazione alla fede. Tutti ci rendiamo
conto di quanto siano fondamentali i legami interpersonali,
i contatti fisici, le relazioni concrete, che simboleggiano
l’essenza del nostro essere Chiesa di Montegaldella, e di come ciò che
proponiamo, anche a livello di preghiere, rosari, eucarestie
videotrasmesse, sia soltanto un pallido riflesso di quello
che in realtà desidereremmo vivere.
A fare da sfondo a questo cammino pasquale è il Libro degli
Atti degli Apostoli scritto dall’evangelista Luca in
continuità con il suo vangelo, e in particolare alcuni
episodi che ci aiutano ad entrare nello spirito e nella vita
delle prime comunità cristiane, consentendoci di
confrontarli con i nostri. Il momento da vivere in famiglia
deve essere scelto liberamente, secondo i tempi e le
possibilità di ognuna, in un giorno a scelta della
settimana.
Nell’ANGOLO BELLO è posta un’immagine di
Gesù e un cero acceso con il libro dei Vangeli aperto sul
brano indicato.
Ecco gli orari con le proposte in video e da fare in casa
come preghiera comunitaria.

Sussidio per la preghiera del sabato sera.
Sussidio per la preghiera di domenica sera.
APERTURA DELLE CHIESE PER LA PREGHIERA PERSONALE
Avvisiamo che le nostre chiese di Montegaldella e Ghizzole
nei prossimi giorni saranno aperte per la preghiera
personale e con l'adozione di tutte le misure di prevenzione
e protezione sanitaria previste dai decreti governativi e
regionali (mascherina, distanziamento, nessun
assembramento).
Ecco gli orari e i giorni di apertura:
Chiesa di Montegaldella di Ghizzole: 10:30 - 11:30 (sabato
16 maggio)
Chiesa di Montegaldella di Montegaldella: 16:30 - 18:30 (sabato
16 maggio);
10:30 - 12:00 (domenica 17 maggio)
16:30 - 18:30 (domenica 17 maggio);
V DOMENICA DI PASQUA - Io sono la via, la verità e la vita

Vocazione dei primi apostoli, Domenico Ghirlandaio (1448 -
1494), Cappella Sistina (Roma).
Io sono la via, la verità e la vita.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 14,1-12
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia
turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede
anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore.
Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto?
Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di
nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche
voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse
Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo
conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la
verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di
me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio:
fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse
Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli
rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai
conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre.
Come puoi tu dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono
nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non
le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie
le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è
in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In
verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch'egli
compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di
queste, perché io vado al Padre».
Continuiamo con l’iniziativa
adottata in Quaresima a seguito dell’emergenza sanitaria, e
quindi di mantenere l’ANGOLO BELLO, come spazio
significativo della casa in cui alimentare la propria fede,
vivendo un momento di preghiera e di confronto con la Parola
di Dio, ma anche di scambio/racconto su ciò che ognuno pensa
e sta vivendo.
Ancora chiamati a vivere questa situazione di emergenza,
siamo anche consapevoli che nulla può sostituirsi alla
dimensione comunitaria che normalmente viviamo e proponiamo
negli itinerari di educazione alla fede. Tutti ci rendiamo
conto di quanto siano fondamentali i legami interpersonali,
i contatti fisici, le relazioni concrete, che simboleggiano
l’essenza del nostro essere Chiesa di Montegaldella, e di come ciò che
proponiamo, anche a livello di preghiere, rosari, eucarestie
videotrasmesse, sia soltanto un pallido riflesso di quello
che in realtà desidereremmo vivere.
A fare da sfondo a questo cammino pasquale è il Libro degli
Atti degli Apostoli scritto dall’evangelista Luca in
continuità con il suo vangelo, e in particolare alcuni
episodi che ci aiutano ad entrare nello spirito e nella vita
delle prime comunità cristiane, consentendoci di
confrontarli con i nostri. Il momento da vivere in famiglia
deve essere scelto liberamente, secondo i tempi e le
possibilità di ognuna, in un giorno a scelta della
settimana.
Nell’ANGOLO BELLO è posta un’immagine di
Gesù e un cero acceso con il libro dei Vangeli aperto sul
brano indicato.
Ecco gli orari con le proposte in video e da fare in casa
come preghiera comunitaria.

Sussidio per la preghiera del sabato sera.
Sussidio per la preghiera di domenica sera.
CARITAS PARROCCHIALE DI MONTEGALDELLA E GHIZZOLE
Sosteniamo questa iniziativa della nostra Caritas
Parrocchiale in collaborazione con la Protezione Civile e
l'Amministrazione Comunale.
Si parte lunedi 27 aprile e si termina sabato 2 maggio. Per
chi vuole è possibile consegnare il materiale anche presso
la Baita degli Alpini domenica 3 maggio con gli orari che
vedete nel volantino (rispettando sempre le norme di
sicurezza: mascherine, guanti e no assembramenti).
Partecipiamo!!! Grazie per il vostro aiuto!!

IV DOMENICA DI PASQUA - GESU' IL BUON PASTORE

Gesù il Buon Pastore, mosaico,
prima metà del V secolo A.C., Mausoleo
di Galla Placidia (Ravenna).
Io sono la porta delle pecore.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10,1-10 ) In quel tempo,
Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra
nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra
parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla
porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le
pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore,
ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto
fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le
pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo
invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché
non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro
questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa
parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità,
in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti
coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti;
ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se
uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e
troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare,
uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la
vita e l'abbiano in abbondanza».
Continuiamo con l’iniziativa
adottata in Quaresima a seguito dell’emergenza sanitaria, e
quindi di mantenere l’ANGOLO BELLO, come spazio
significativo della casa in cui alimentare la propria fede,
vivendo un momento di preghiera e di confronto con la Parola
di Dio, ma anche di scambio/racconto su ciò che ognuno pensa
e sta vivendo.
Ancora chiamati a vivere questa situazione di emergenza,
siamo anche consapevoli che nulla può sostituirsi alla
dimensione comunitaria che normalmente viviamo e proponiamo
negli itinerari di educazione alla fede. Tutti ci rendiamo
conto di quanto siano fondamentali i legami interpersonali,
i contatti fisici, le relazioni concrete, che simboleggiano
l’essenza del nostro essere Chiesa di Montegaldella, e di come ciò che
proponiamo, anche a livello di preghiere, rosari, eucarestie
videotrasmesse, sia soltanto un pallido riflesso di quello
che in realtà desidereremmo vivere.
A fare da sfondo a questo cammino pasquale è il Libro degli
Atti degli Apostoli scritto dall’evangelista Luca in
continuità con il suo vangelo, e in particolare alcuni
episodi che ci aiutano ad entrare nello spirito e nella vita
delle prime comunità cristiane, consentendoci di
confrontarli con i nostri. Il momento da vivere in famiglia
deve essere scelto liberamente, secondo i tempi e le
possibilità di ognuna, in un giorno a scelta della
settimana.
Nell’ANGOLO BELLO è posta un’immagine di
Gesù e un cero acceso con il libro dei Vangeli aperto sul
brano indicato.
Ecco gli orari con le proposte in video e da fare in casa
come preghiera comunitaria.

Sussidio per la preghiera del sabato sera.
Sussidio per la preghiera di domenica sera.
III DOMENICA DI PASQUA

Cena in Emmaus, Michelangelo Merisi detto Caravaggio
(1571-1610), National Gallery (Londra).
«Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato…»,
dicono Pietro e Giovanni davanti al tribunale che li voleva
condannare in quanto testimoni della risurrezione di Gesù.
Anche noi dopo avere vissuto la settimana santa e la Pasqua,
uniche nel loro genere e indimenticabili, non possiamo
tacere quello che abbiamo visto e ascoltato. Non possiamo
non dire quello che abbiamo provato di fronte a tante
tragedie, ma anche ciò che Gesù ha fatto per noi durante i
giorni di tristezza e di dolore nelle nostre famiglie e nel
mondo. Non possiamo tacere come la Sua risurrezione ci abbia
aperto un orizzonte di speranza e non possiamo non
raccontare quali speranze ci abitano il cuore, mentre
camminiamo nel tempo che ci attende verso la Pentecoste.
Per questo motivo si è deciso di proseguire con l’iniziativa
adottata in Quaresima a seguito dell’emergenza sanitaria, e
quindi di mantenere l’ANGOLO BELLO, come spazio
significativo della casa in cui alimentare la propria fede,
vivendo un momento di preghiera e di confronto con la Parola
di Dio, ma anche di scambio/racconto su ciò che ognuno pensa
e sta vivendo.
Ancora chiamati a vivere questa situazione di emergenza,
siamo anche consapevoli che nulla può sostituirsi alla
dimensione comunitaria che normalmente viviamo e proponiamo
negli itinerari di educazione alla fede. Tutti ci rendiamo
conto di quanto siano fondamentali i legami interpersonali,
i contatti fisici, le relazioni concrete, che simboleggiano
l’essenza del nostro essere Chiesa di Montegaldella, e di come ciò che
proponiamo, anche a livello di preghiere, rosari, eucarestie
videotrasmesse, sia soltanto un pallido riflesso di quello
che in realtà desidereremmo vivere.
A fare da sfondo a questo cammino pasquale è il Libro degli
Atti degli Apostoli scritto dall’evangelista Luca in
continuità con il suo vangelo, e in particolare alcuni
episodi che ci aiutano ad entrare nello spirito e nella vita
delle prime comunità cristiane, consentendoci di
confrontarli con i nostri. Il momento da vivere in famiglia
deve essere scelto liberamente, secondo i tempi e le
possibilità di ognuna, in un giorno a scelta della
settimana.
Nell’ANGOLO BELLO è posta un’immagine di
Gesù e un cero acceso con il libro dei Vangeli aperto sul
brano indicato.

Sussidio per la preghiera del sabato sera.
Sussidio per la preghiera di domenica sera.
DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA
II DOMENICA DI PASQUA

Gesù Misericordioso o della Divina Misericordia,(1937)
Eugeniusz Kazimirowski, Vilnius.
La domenica della Divina Misericordia è stata istituita da
San Giovanni Paolo II il 30 aprile 2000 (seconda Domenica di
Pasqua) durante la Solenne Celebrazione Eucaristica in
occasione della canonizzazione di Santa Faustina Kowalska.
Successivamente la Congregazione per il Culto Divino e la
disciplina dei Sacramenti ha emanato il Decreto di
istituzione il 5 maggio 2000.
Gesù parlò per la prima volta del desiderio di istituire
questa festa a Santa Faustina Kowalska a Plock in Polonia
nel 1931, indicandole anche il momento preciso durante
l’anno liturgico, cioè la Seconda Domenica di Pasqua. La
scelta della prima domenica dopo Pasqua ha un suo profondo
senso teologico: indica lo stretto legame tra il mistero
pasquale della Redenzione e la festa della Misericordia,
cosa che ha notato anche Santa Faustina: "Ora vedo che
l'opera della Redenzione è collegata con l'opera della
Misericordia richiesta dal Signore". Questo legame è
sottolineato ulteriormente dalla novena che precede la festa
e che inizia il Venerdì Santo.
Gesù ha spiegato la ragione per cui ha chiesto l'istituzione
della festa (dal diario di Santa Faustina): "Le anime
periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione. (...) Se non
adoreranno la Mia Misericordia, periranno per sempre".
Ha detto Gesù (dal diario di Santa Faustina): “Desidero che
la festa della Misericordia sia di riparo e rifugio per
tutte le anime e specialmente per i poveri peccatori. In
quel giorno sono aperte le viscere della Mia Misericordia,
riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si
avvicinano alla sorgente della Mia Misericordia. L’anima che
si accosta alla confessione ed alla santa Comunione, riceve
il perdono totale delle colpe e delle pene (…). Questa festa
è uscita dalle viscere della Mia Misericordia ed è
confermata nell’abisso delle Mie grazie. Ogni anima che
crede ed ha fiducia nella Mia Misericordia, la otterrà. Si,
la prima domenica dopo Pasqua è la festa della Misericordia,
ma deve esserci anche l'azione ed esigo il culto della Mia
Misericordia con la solenne celebrazione di questa festa e
col culto all'immagine che è stata dipinta. Per mezzo di
questa immagine concederò molte grazie alle anime, essa deve
ricordare le esigenze della Mia Misericordia, poiché anche
la fede più forte, non serve a nulla senza le opere.”
Relativamente all’immagine di Gesù Misericordioso (dal
diario di Santa Faustina): La sera, stando nella mia cella,
vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano
alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la
veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due
grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido. Dopo un
istante, Gesù mi disse: “Dipingi un’immagine secondo il
modello che vedi, con sotto scritto: Gesù confido in te! (…)
Il mio sguardo da quest’immagine è tale e quale al Mio
sguardo dalla croce. I due raggi rappresentano il Sangue e
l’Acqua. Il raggio pallido rappresenta l’Acqua che
giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue
che è la vita delle anime… Entrambi i raggi uscirono
dall’intimo della Mia Misericordia, quando sulla croce il
Mio Cuore, già in agonia, venne squarciato con la lancia.
Tali raggi riparano le anime dallo sdegno del Padre Mio.
Beato colui che vivrà alla loro ombra, poiché non lo colpirà
la giusta mano di Dio. (…) Desidero che questa immagine
venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo
intero. Prometto che l’anima, che venererà quest’immagine,
non perirà. Prometto pure già su questa terra, ma in
particolare nell’ora della morte, la vittoria sui nemici. Io
stesso la difenderò come Mia propria gloria. Porgo agli
uomini il recipiente, col quale debbono venire ad attingere
le grazie alla sorgente della Misericordia. Il recipiente è
quest’immagine con la scritta: Gesù, confido in Te”.
L’anima è purificata dal sacramento del battesimo e della
penitenza (raggio pallido), mentre il migliore nutrimento
per essa è l’Eucaristia (raggio rosso). Dunque questi due
raggi simboleggiano i santi sacramenti e tutte le grazie
dello Spirito Santo, il cui simbolo biblico è l’acqua, ed
anche la nuova alleanza di Dio con l’uomo fatta per mezzo
del sangue di Cristo.

Come da indicazioni del calendario condiviso, domenica 19
aprile alle ore 15:00(Ora della Misericordia) proponiamo un
momento di preghiera comunitaria
(Montegaldella, Montegalda e Ghizzole) con accensione della
candela nell'Angolo Bello della propria casa, recitando
anche la Coroncina. Qui trovate il
documento per la preghiera, e anche gli audio dei canti.
Canto
1 Fiumi di Misericordia (RNS)
Canto
2 Vieni Santo Spirito (Gen Verde)
Canto
3 E' Risorto (Gen Verde)
LA PASQUA DEL SIGNORE

Anastasis (particolare), 14° secolo, Chiesa di Montegaldella di Chora
(Istanbul).
Un messaggio di augurio Pasquale per tutta la Comunità
Cristiana da parte del nostro parroco don Gabriele:
“Carissimi Parrocchiani, desidero mandare questo messaggio
di SPERANZA e di VITA. In questa situazione di difficoltà e
di sofferenza, che stiamo ormai vivendo a livello mondiale,
sento importante annunciare L'EVENTO PASQUALE come" SEGNO"
VIVO e CONCRETO di SPERANZA e di VITA per tutti e invocare
lo SPIRITO SANTO, "DONO PASQUALE" per eccellenza, perché ci
aiuti a riprendere, quanto prima, il cammino di Comunità
Cristiana che testimonia la BELLEZZA e la GIOIA del VANGELO!
Ci salutiamo con l'annuncio della S. PASQUA :"CRISTO È
RISORTO. SÌ È VERAMENTE RISORTO. ALLELUIA! “
Don Gabriele
VENERDI SANTO - STABAT MATER

Dittico della Crocifissione - Rogier van der Weyden (1399-1464),
Philadelphia Museum of Art.
La morte di Gesù sulla croce (Lc 23,44-46)
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece
buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo
del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran
voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio
spirito”. Detto questo spirò.
Stabat Mater dal testo di Jacopone da Todi (traduzione
letterale)
La madre stava addolorata, lacrimante presso la croce, da
cui pendeva il Figlio. Una spada attraversò la sua anima
gemente, contristata e addolorata. Oh, quanto triste ed
afflitta fu la benedetta madre dell’Unigenito! Di quanto si
affliggeva e si doleva la madre devota, al vedere le pene
del nobile Figlio. Qual è quell’uomo che non piangerebbe, se
vedesse la madre di Cristo in una simile tortura? Chi
potrebbe non rattristarsi al contemplare la madre devota,
che patisce con il Figlio? Vide Gesù sottoposto a torture e
frustate, per i peccati del suo popolo. Vide il suo dolce
Figlio morire abbandonato da tutti, quando emise lo spirito.
Orsù, o madre, sorgente d’amore, fa’ che io senta la
violenza del dolore, onde con te pianga. Fa’ che il mio
cuore arda d’amore per Cristo Dio, onde io sia gradito a
lui. Santa madre, opera questo: imprimi saldamente al mio
cuore le ferite del Crocifisso. Dividi con me le pene del
tuo Figlio ferito, che si è degnato persino di soffrire per
me. Fa’ che io pianga veramente con te, che [io] soffra con
il Crocifisso, finché io avrò vita. Desidero stare con te
presso la croce e associarmi a te nel pianto. Quando il
corpo morirà, fa’ che sia donata all’anima la gloria del
paradiso. Amen.
Potete ascoltare una versione dello Stabat Mater di estrema
bellezza:
Giovanni Battista Pergolesi "Stabat Mater"(1736)
https://www.youtube.com/watch?v=xHQVtYzjLao
Qui di seguito trovate una proposta per una catechesi del
Venerdi Santo con l'arte esposta in modo mirabile da don
Antonio Scattolini della Diocesi di Verona.
Seguite il link su youtube:
https://www.youtube.com/watch?v=dFSsSRj-Z6s
Riportiamo (tratto dall'intervento di don Antonio
Scattolini) le parole molto significative di una studentessa
di teologia di Taranto, Michela Conte:
" L'emergenza che stiamo vivendo ha il solo compito di
rafforzare la cura come unico stile di vita e fonte di
relazioni. Ci sono cose alle quali non c'è risposta.
Imparare a convivere con l'assenza di spiegazioni, con il
vuoto, con il mistero è qualcosa in cui siamo ancora carenti
perchè ci manca l'empatia. Se l'avessimo, infatti,
penseremmo immediatamente che chi in questa epidemia ha
perso un genitore, un fratello, una sorella, un parente o un
amico ha diritto a non sentire sciocchezze, a non vedere che
chi sta bene ha addirittura le energie per speculare sulla
tragedia alla ricerca di risposte rassicuranti o di
contenuti accativanti per i propri post sui social. Chi
l'avrebbe mai detto che al tempo delle mascherine sarebbero
cadute cosi tante maschere. Chi l'avrebbe mai detto che un
invisibile, fastidioso e nocivo virus avrebbe fatto emergere
quanto siamo noi in primis nocivi e fastidiosi, ammalati di
visibilità, incapaci di silenzio e di rispetto per la
dignità di chi sta male. Questa emergenza insegna una cosa
sola: abbiamo ancora tanta umanità da imparare, e che in
ogni piccolo gesto di attenzione abita il riscatto da tanti
comportamenti immaturi."
DOVE VUOI CHE PREPARIAMO LA PASQUA

La Pasqua, centro e il culmine della nostra
fede, da sempre viene preparata con grande cura. L’attuale
situazione di emergenza sanitaria, che ci priva della
celebrazione dei sacramenti e dell’esperienza comunitaria,
richiede un’attenzione maggiore perché la prossima Pasqua
non sia improvvisata. La Settimana Santa,
il Triduo Pasquale e il tempo di Pasqua, come già avvenuto
nel tempo di Quaresima, possono diventare l’opportunità per
riscoprire la preghiera personale e in famiglia come
occasione da valorizzare anche ben oltre l’emergenza
attuale. I riti, le preghiere e i gesti domestici proposti,
ovviamente, non sostituiscono la preghiera comunitaria e la
celebrazione liturgica, alle quali sarà importante tornare
non appena le circostanze lo permetteranno. La nostra
diocesi, ha preparato la struttura per una proposta
pastorale che qui viene offerta è elastica e come tale,
offre dei suggerimenti e delle indicazioni, senza
schematizzare troppo. La meditazione della Parola di Dio e
la Liturgia delle Ore rimangono strade privilegiate per la
preghiera personale e in famiglia. Ogni giorno eleviamo la
nostra preghiera fiduciosa a Dio per gli ammalati e i loro
familiari, per tutti gli operatori sanitari e per il nostro
Paese così ferito dal contagio del virus, perché siamo tutti
in grado di vivere le circostanze attuali da credenti.
«L’ANGOLO BELLO» DELLA CASA. I cristiani ortodossi chiamano
«angolo bello» lo spazio dove in casa collocano una o più
icone, una lampada votiva e dei fiori. Le famiglie e quanti
vivono da soli o con parenti pensino, in vista della
prossima Settimana Santa e del Triduo Pasquale, un luogo in
casa, anche piccolo, ma curato dove mettere in evidenza
alcuni segni importanti: il Libro dei Vangeli, il
Crocifisso, un cero, dei fiori, un ramoscello d’ulivo (per
chi ne possiede la pianta nel giardino di casa, e senza
dover farlo benedire) una busta per un’offerta all’’Ufficio
diocesano missionario che ricorda la Quaresima di fraternità
e i progetti missionari della nostra Diocesi. Può essere il
luogo dove ci si ritrova per la celebrazione della LITURGIA
DELLE ORE o, specie per le famiglie, usando il sussidio
«DOVE VUOI CHE PREPARIAMO LA PASQUA?». TESTO PER LA
PREGHIERA PERSONALE E IN FAMIGLIA predisposto dagli Uffici
pastorali della Diocesi. Questo «angolo della preghiera»
potrà restare il luogo della preghiera della famiglia anche
quando sarà superata l’attuale situazione. «PREGA NEL
SEGRETO»: «Entra nella tua camera, chiudi la porta e prega
il Padre tuo, che è nel segreto». Tutti i fedeli, i
religiosi, le religiose, i presbiteri e i diaconi gravemente
impossibilitati a celebrare, potranno raccogliersi in
preghiera silenziosa nelle proprie abitazioni – nell’orario
della Messa parrocchiale – unendosi così realmente, in
spirito e verità, al mistero dell’Eucaristia che i
presbiteri offriranno in comunione invisibile ma reale con
tutta la Chiesa di Montegaldella e per tutta la Chiesa di Montegaldella PREGHIERA NELLE CASE,
NELLE FAMIGLIE, NELLE ABITAZIONI DEI DIACONI, NEI MONASTERI
E COMUNITÀ RELIGIOSE FEMMINILI: l’impedimento a partecipare
alle celebrazioni del Triduo Pasquale venga sostenuto con
vari mezzi di preghiera, tra cui la Liturgia delle Ore e il
Testo per la preghiera personale e in famiglia predisposto
dalla Diocesi.

Preghiera per domenica delle Palme 5
aprile 2020 ore 20:30
Preghiera per Lunedi Santo 6 aprile
2020 ore 20:30
Preghiera per Martedi Santo 7 aprile 2020 ore
20:30
Preghiera per Giovedi Santo 9 aprile 2020 ore
12:00
Preghiera per Venerdi Santo 10 aprile 2020 ore 12:00
Sussidio Diocesano per celebrare la Settimana Santa in
Famiglia
GIOVEDI SANTO - IN COENA DOMINI

Ultima cena - Giorgio Lao K. (1934), Pieve di S. Giustina,
Palazzolo (VR).
L’ultima cena di Gesù coi suoi discepoli (Lc 22,14-16;19-20)
Quando fu l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con
lui, e disse: “Ho desiderato ardentemente mangiare questa
Pasqua con voi, prima della mia passione, poiché vi dico:
non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di
Dio”. Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede
loro dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi;
fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo dopo aver
cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova
alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi”.
Qui di seguito trovate una proposta per una catechesi del
Giovedì Santo con l'arte esposta in modo mirabile da don
Antonio Scattolini della Diocesi di Verona.
Seguite il link su youtube:
https://www.youtube.com/watch?v=0TnKS64OsZk
V DOMENICA DI QUARESIMA

La Resurrezione di Lazzaro, di Giotto, 1266-1337, Cappella
degli Scrovegni (Padova).
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 11,1-45
In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di
Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella
che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con
i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle
mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu
ami è malato». All'udire questo, Gesù disse: «Questa
malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio,
affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga
glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro.
Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo
dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo
in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i
Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù
rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno
cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di
questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la
luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro:
«Lazzaro, il nostro amico, s'è addormentato; ma io vado a
svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si
è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte
di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del
sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto
e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché
voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato
Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a
morire con lui!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già
da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da
Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano
venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta
dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria
invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore,
se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma
anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te
la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli
rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione
dell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione
e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque
vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?».
Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo,
il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette queste
parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le
disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si
alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel
villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata
incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a
consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la
seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si
gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato
qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando
la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti
con lei, si commosse profondamente e, molto turbato,
domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore,
vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i
Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero:
«Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far
sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta
commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta
e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete
la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto:
«Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni».
Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la
gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò
gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai
ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho
detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu
mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro,
vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con
bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro:
«Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano
venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto,
credettero in lui.
IV DOMENICA DI QUARESIMA

La guarigione del cieco, di Duccio di Buoninsegna, 1308-1311,
Nation Galllery (Londra).
Per la IV domenica di Quaresima, il Patriarcato di Venezia
propone un sussidio con uno schema per la preghiera da
vivere in famiglia. Ci sembra
una bella iniziativa per condividere insieme ai nostri cari
un momento di preghiera in questo tempo forte.
Scarica lo schema per
la preghiera in famiglia.
Anche questa settimana, viste le limitazioni dovute
all’emergenza Coronavirus, domenica 22 marzo (quarta di
Quaresima), alle ore 10 sui canali Youtube e social della
Diocesi di Padova (http://www.youtube.com/c/DiocesiPadovaVideo)
verrà trasmessa la messa presieduta dal vescovo Claudio
Cipolla, in forma non pubblica. La diretta della messa del
vescovo di Padova sarà trasmessa anche dall’emittente Tv7
Triveneta sul canale 12 del digitale terrestre.
Anche la nostra diocesi propone uno schema per la preghiera
in famiglia.
Scaricalo qui di seguito.
III DOMENICA DI QUARESIMA

Cristo e la Samaritana, di Annibale Carracci, 1593,
Pinacoteca di Brera.
Per la III domenica di Quaresima, il Patriarcato di Venezia
propone un sussidio con uno schema per la preghiera da
vivere in famiglia e un’attività per i bambini. Ci sembra
una bella iniziativa per condividere insieme ai nostri cari
un momento di preghiera in questo tempo forte.
Scarica lo schema per
la preghiera con i bambini.
Scarica lo schema per
la preghiera in famiglia.
II DOMENICA DI QUARESIMA

Trasfigurazione di Gesù Cristo, Raffaello Sanzio
(1482-1520), Pinacoteca Vaticana (Roma).
l suo volto brillò come il sole
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 17,1-9 In quel tempo,
Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e
li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato
davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue
vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro
Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola,
Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui!
Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e
una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube
luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla
nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho
posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All'udire ciò, i
discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da
grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse:
«Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro
nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù
ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima
che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».
RINVIATO IL CONCERTO DI MUSICA
SACRA
Montegaldella, 04 marzo 2020
In
merito agli ultimi sviluppi sull'emergenza coronavirus e
visto le disposizioni in merito delle autorità competenti si
è purtroppo deciso di rinviare il concerto di musica sacra
in programma per sabato 14 marzo 2020. Non appena la
situazione si sarà normalizzata comunicheremo la nuova data
del concerto.
Il parroco e
il gruppo promotore

Il 14 marzo prossimo, continuando
un appuntamento annuale, ricorderemo Luciano Campesato con
un concerto in sua memoria e per raccogliere fondi per il
mantenimento dell’organo storico restaurato della nostra
chiesa. L’organo è stato realizzato nel 1896 dalla ditta
organaria Francesco, Alfredo e Antenore Zordan e fa parte
integrante sia dal punto di vista architettonico, che
estetico e liturgico della nostra Chiesa di Montegaldella, la cui origine si
può far risalire al periodo della dominazione longobarda.
Dai documenti che riferiscono sulle Visite Pastorali,
rilevati presso la Curia Vescovile di Padova, risulta che
Montegaldella era già parrocchia fin dal 1425 “…con la sua
bella Chiesa di Montegaldella”. Il concerto verrà eseguito dal M°
Denis Zanotto.
Il M° Zanotto proporrà brani di
compositori vissuti tra l’inizio del 1600 e la fine del 1800
come Bach, Balbastre, Cerruti, Bernardo Storace, Padre
Davide da Bergamo e Pietro e Giovanni Morandi. Concluderà il
concerto con la Gran Marcia dalla Norma di Vincenzo Bellini.
VI Domenica del Tempo
Ordinario

Gesù e i discepoli, Maestà, Duccio
di Buoninsegna (1255-1318), Duomo di Siena.
Gesù viene a guarirci, non a
rifare un «codice», a cura di Ermes Ronchi
In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la
Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare
pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano
passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un
solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi
dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e
insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato
minimo nel regno dei cieli [...]». Ma io vi dico. Gesù entra
nel progetto di Dio non per rifare un codice, ma per rifare
il coraggio del cuore, il coraggio del sogno. Agendo su tre
leve decisive: la violenza, il desiderio, la sincerità. Fu
detto: non ucciderai; ma io vi dico: chiunque si adira con
il proprio fratello, chi nutre rancore è potenzialmente un
omicida. Gesù va diritto al movente delle azioni, al
laboratorio dove si assemblano i gesti. L'apostolo Giovanni
affermerà una cosa enorme: «Chi non ama suo fratello è
omicida» (1 Gv 3,15). Chi non ama, uccide. Il disamore non è
solo il mio lento morire, ma è un incubatore di violenza e
omicidi. Ma io vi dico: chiunque si adira con il fratello, o
gli dice pazzo, o stupido, è sulla linea di Caino... Gesù
mostra i primi tre passi verso la morte: l'ira, l'insulto,
il disprezzo, tre forme di omicidio. L'uccisione esteriore
viene dalla eliminazione interiore dell'altro. Chi gli dice
pazzo sarà destinato al fuoco della Geenna. Geenna non è
l'inferno, ma quel vallone alla periferia di Gerusalemme,
dove si bruciavano le immondizie della città, da cui saliva
perennemente un fumo acre e cattivo. Gesù dice: se tu
disprezzi e insulti il fratello tu fai spazzatura della tua
vita, la butti nell'immondizia; è ben più di un castigo, è
la tua umanità che marcisce e va in fumo. Ascolti queste
pagine che sono tra le più radicali del Vangelo e capisci
per contrasto che diventano le più umane, perché Gesù parla
solo della vita, con le parole proprie della vita:
«Custodisci le mie parole ed esse ti custodiranno» (Prov
4,4), e non finirai nell'immondezzaio della storia. Avete
inteso che fu detto: non commettere adulterio. Ma io vi
dico: se guardi una donna per desiderarla sei già adultero.
Non dice semplicemente: se tu desideri una donna; ma: se
guardi per desiderare, con atteggiamento predatorio, per
conquistare e violare, per sedurre e possedere, se la riduci
a un oggetto da prendere o collezionare, tu commetti un
reato contro la grandezza di quella persona. Adulterio viene
dal verbo a(du)lterare che significa: tu alteri, cambi,
falsifichi, manipoli la persona. Le rubi il sogno di Dio.
Adulterio non è tanto un reato contro la morale, ma un
delitto contro la persona, deturpi il volto alto e puro
dell'uomo. Terza leva: Ma io vi dico: Non giurate affatto;
il vostro dire sia sì, sì; no, no. Dal divieto del
giuramento, Gesù va fino in fondo, arriva al divieto della
menzogna. Di' sempre la verità e non servirà più giurare.
Non abbiamo bisogno di mostraci diversi da ciò che siamo
nell'intimo. Dobbiamo solo curare il nostro cuore, per poi
prenderci cura della vita attorno a noi; c'è da guarire il
cuore per poi guarire la vita.
fonte Avvenire.it
IV Domenica del
Tempo Ordinario
PRESENTAZIONE DEL
SIGNORE

Giovanni Bellini, La presentazione al tempio, 1460
Fondazione Querini Stampalia (Venezia).
I miei occhi hanno visto la tua salvezza.
Dal Vangelo secondo Luca Lc 2,22-40
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione
rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe
portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al
Signore- come è scritto nella legge del Signore: «Ogni
maschio primogenito sarà sacro al Signore» - e per offrire
in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi,
come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era
un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la
consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo
Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto
la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori
vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge
prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le
braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o
Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua
parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti
alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la
madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di
lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse:
«Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti
in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una
spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i
pensieri di molti cuori». C'era anche una profetessa, Anna,
figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata
in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo
matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva
ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio,
servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.
Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio
e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di
Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la
legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro
città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava,
pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Un figlio appartiene a Dio,
non ai genitori, a cura di Ermes Ronchi
Quando furono compiuti i giorni
della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè,
Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per
presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del
Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» –
e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due
giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. [...]
Maria e Giuseppe portarono il Bambino a Gerusalemme, per
presentarlo al Signore. Una giovanissima coppia, col suo
primo bambino, arriva portando la povera offerta dei poveri,
due tortore, e il più prezioso dono del mondo: un bambino.
Sulla soglia, due anziani in attesa, Simeone e Anna. Che
attendevano, dice Luca, «perché le cose più importanti del
mondo non vanno cercate, vanno attese» (Simone Weil). Perché
quando il discepolo è pronto, il maestro arriva. Non sono i
sacerdoti ad accogliere il bambino, ma due laici, che non
ricoprono nessun ruolo ufficiale, ma sono due innamorati di
Dio, occhi velati dalla vecchiaia ma ancora accesi dal
desiderio. E lei, Anna, è la terza profetessa del Nuovo
Testamento, dopo Elisabetta e Maria. Perché Gesù non
appartiene all'istituzione, non è dei sacerdoti, ma
dell'umanità. È Dio che si incarna nelle creature, nella
vita che finisce e in quella che fiorisce. «È nostro, di
tutti gli uomini e di tutte le donne. Appartiene agli
assetati, ai sognatori, come Simeone; a quelli che sanno
vedere oltre, come Anna; a quelli capaci di incantarsi
davanti a un neonato, perché sentono Dio come futuro e come
vita» (M. Marcolini). Simeone pronuncia una profezia di
parole immense su Maria, tre parole che attraversano i
secoli e raggiungono ciascuno di noi: il bambino è qui come
caduta e risurrezione, come segno di contraddizione perché
siano svelati i cuori. Caduta, è la prima parola. «Cristo,
mia dolce rovina» canta padre Turoldo, che rovini non l'uomo
ma le sue ombre, la vita insufficiente, la vita morente, il
mio mondo di maschere e di bugie, che rovini la vita illusa.
Segno di contraddizione, la seconda. Lui che contraddice le
nostre vie con le sue vie, i nostri pensieri con i suoi
pensieri, la falsa immagine che nutriamo di Dio con il volto
inedito di un abbà dalle grandi braccia e dal cuore di luce,
contraddizione di tutto ciò che contraddice l'amore. Egli è
qui per la risurrezione, è la terza parola: per lui nessuno
è dato per perduto, nessuno finito per sempre, è possibile
ricominciare ed essere nuovi. Sarà una mano che ti prende
per mano, che ripeterà a ogni alba ciò che ha detto alla
figlia di Giairo: talità kum, bambina alzati! Giovane vita,
alzati, levati, sorgi, risplendi, riprendi la strada e la
lotta. Tre parole che danno respiro alla vita. Festa della
presentazione. Il bambino Gesù è portato al tempio, davanti
a Dio, perché non è semplicemente il figlio di Giuseppe e
Maria: «i figli non sono nostri» (Kalil Gibran),
appartengono a Dio, al mondo, al futuro, alla loro vocazione
e ai loro sogni, sono la freschezza di una profezia
“biologica”. A noi spetta salvare, come Simeone ed Anna,
almeno lo stupore.
fonte Avvenire.it
III Domenica del
Tempo Ordinario
Il Signore è qui, ma riusciamo a distrarci, a cura di
Matteo Liut

Giusto de' Menabuoi sec. XIV,
Vocazione di San Pietro e Sant'Andrea
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si
ritirò nella Galilea, lasciò Nazaret e andò ad abitare a
Cafarnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zabulon e
di Neftali, perché si compisse ciò che era stato detto per
mezzo del profeta Isaia [...] Giovanni è stato arrestato,
tace la grande voce del Giordano, ma si alza una voce libera
sul lago di Galilea. Esce allo scoperto, senza paura, un
imprudente giovane rabbi, solo, e va ad affrontare confini,
nella meticcia Galilea, crogiolo delle genti, quasi Siria,
quasi Libano, regione quasi perduta per la fede. Cominciò a
predicare e a dire: convertitevi perché il regno dei cieli è
vicino. Siamo davanti al messaggio generativo del Vangelo.
La bella notizia non è «convertitevi», la parola nuova e
potente sta in quel piccolo termine «è vicino»: il regno è
vicino, e non lontano; il cielo è vicino e non perduto; Dio
è vicino, è qui, e non al di là delle stelle. C'è polline
divino nel mondo. Ci sei immerso. Dio è venuto, forza di
vicinanza dei cuori, «forza di coesione degli atomi, forza
di attrazione delle costellazioni» (Turoldo). Cos'è questa
passione di vicinanza nuova e antica che corre nel mondo?
Altro non è che l'amore, che si esprime in tutta la potenza
e varietà del suo fuoco. «L'amore è passione di unirsi
all'amato» (Tommaso d'Aquino) passione di vicinanza,
passione di comunione immensa: di Dio con l'umanità, di
Adamo con Eva, della madre verso il figlio, dell'amico verso
l'amico, delle stelle con le altre stelle. Convertitevi
allora significa: accorgetevi! Giratevi verso la luce,
perché la luce è già qui. La notizia bellissima è questa:
Dio è all'opera, qui tra le colline e il lago, per le strade
di Cafarnao e di Betsaida, per guarire la tristezza e il
disamore del mondo. E ogni strada del mondo è Galilea. Noi
invece camminiamo distratti e calpestiamo tesori, passiamo
accanto a gioielli e non ce ne accorgiamo. Il Vangelo di
Matteo parla di «regno dei cieli», che è come dire «regno di
Dio»: ed è la terra come Dio lo sogna; il progetto di una
nuova architettura del mondo e dei rapporti umani; una
storia finalmente libera da inganno e da violenza; una luce
dentro, una forza che penetra la trama segreta della storia,
che circola nelle cose, che non sta ferma, che sospinge
verso l'alto, come il lievito, come il seme. La vita che
riparte. E Dio dentro. Mentre camminava lungo il mare di
Galilea, vide due fratelli che gettavano le reti in mare.
Gesù cammina, ma non vuole farlo da solo, ha bisogno di
uomini e anche di donne che gli siano vicini (Luca 8,1-3),
che mostrino il volto bello, fiero e luminoso del regno e
della sua forza di comunione. E li chiama ad osare, ad
essere un po' folli, come lui. Passa per tutta la Galilea
uno che è il guaritore dell'uomo. Passa uno che sa
reincantare la vita. E dietro gli vanno uomini e donne senza
doti particolari, e dietro gli andiamo anche noi,
annunciatori piccoli affinché grande sia solo l'annuncio.
Terra nuova, lungo il mare di Galilea. E qui sopra di noi,
un cielo nuovo. Quel rabbi mi mette a disposizione un
tesoro, di vita e di amore, un tesoro che non inganna, che
non delude. Lo ascolto e sento che la felicità non è una
chimera, è possibile, anzi è vicina.
fonte Avvenire.it
IL BATTESIMO DEL SIGNORE

Battesimo di Cristo di Tintoretto (1578-1581), Scuola
Grande di San Rocco, Venezia
La scena del battesimo di Gesù apre la vita pubblica del
Figlio di Dio e segna in qualche modo il passaggio dalla sua
silenziosa testimonianza nell’ambito del piccolo abitato di
Nazaret alla predicazione pubblica, che di lì a poco
seguirà. Per questo anche la Chiesa di Montegaldella primitiva, dovendo
scegliere un sostituto di Giuda Iscariota, si dà come
criterio che l’eletto debba essere “tra coloro che sono
stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù
ha vissuto fra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni
fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in
cielo” (At 1,21-22). Ma che cosa rappresenta in concreto il
momento del battesimo di Gesù? Cosa è successo quel giorno,
che ha dato una svolta alla vita di Gesù di Nazaret? Il
racconto evangelico è parco di particolari, non si dilunga
molto a descrivere quello che succede: ci parla della
indecisione di Giovanni, di fronte alla venuta di Gesù
(“Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu
vieni da me?”, Mt 3,14), e di un fenomeno celeste
(l’apertura dei cieli, la discesa dello Spirito in forma di
colomba, e l’udirsi di una voce dal cielo), che non è chiaro
da chi sia stato colto (da Gesù? da Giovanni? da entrambi?,
cfr. Gv 1,32-33). Eppure questi pochi particolari sono
sufficienti per darci delle piste interpretative
dell’evento, perché ci comunicano il senso di quello che
avvenne sulle rive del fiume Giordano duemila anni fa.
L’esitazione del Battista nel battezzare Gesù testimonia che
Gesù non ha bisogno di un battesimo per la remissione dei
peccati: egli è l’innocente, anzi, egli è colui che toglie
il peccato del mondo (cfr. Gv 1,29), egli è colui dal quale
lo stesso Giovanni avrebbe bisogno di ricevere il battesimo.
Ma Gesù preferisce mettersi in fila con i peccatori, perché
è venuto proprio per assumere su di sé il peso e la pena di
tutto il peccato umano. Nell’aprirsi dei cieli dopo il suo
battesimo, comprendiamo che la strada per il cielo, per il
mondo di Dio, che si era chiusa dopo il primo peccato dei
progenitori, viene finalmente riaperta, per non chiudersi
mai più. Con Gesù la via per il regno del Padre è ormai
percorribile da tutti coloro che crederanno in lui e,
attraverso il loro battesimo, saranno incorporati a lui. Lo
Spirito di Dio, che discende su Gesù come una colomba,
richiama la consacrazione in Spirito Santo che già
nell’Antico Testamento ricevevano gli unti, i “messia”, del
Signore (come Saul, Davide, i sacerdoti, ecc.). Questo
abilita Gesù ad agire con la potenza di Dio, come ci ha
ricordato la lettura degli Atti degli Apostoli, affinché
egli passasse per le strade del mondo “beneficando e
risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del
diavolo, perché Dio era con lui” (At 10,38). Non che Gesù
non fosse già colmo di Spirito fin dal suo concepimento nel
seno di Maria, ma ora l’unzione spirituale diventa
consacrazione pubblica all’esercizio di un ministero di
guarigione e liberazione, che manifesti la vera identità di
Gesù quale Figlio di Dio. La voce del Padre, che si ode su
Gesù al Giordano, va interpretata alla luce della prima
lettura di questa domenica. Il profeta Isaia aveva infatti
proclamato, a nome del Signore, che Dio avrebbe posto il suo
Spirito su un suo misterioso servo: “Ecco il mio servo che
io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio” (Is 42, 1).
Come la figura del servo, lumeggiata da Isaia, ha una
missione da compiere verso tutti i popoli (“…porterà il
diritto alle nazioni…”, Is 42,1), sia Israele che i pagani
(“…ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle
nazioni”, Is 42,6), così Gesù vivrà il suo servizio d’amore
al Padre per adempiere la stessa missione universale. Grazie
al battesimo cristiano, infatti, tutti gli uomini,
indipendentemente dalla loro origine etnica o religiosa
precedente, sono introdotti nella Chiesa di Montegaldella, sono elevati alla
vita della grazia, e divengono la famiglia dei figli di Dio,
la comunità di coloro che, credendo in Gesù, sono stati
guariti, liberati dal Maligno, e redenti dai loro peccati,
secondo l’annuncio delle letture di questa domenica.
dal sussidio Avvento-Natale 2019
TOMBOLONE
DELLA BEFANA

Sabato 4 gennaio
2020 ore 19.30, presso la pizzeria-bar 2012 a Ghizzole ci
sarà il tombolone della Befana il cui ricavato sarà
donato all'asilo.
VISITA MOSTRA DEI PRESEPI
Domenica 5 gennaio 2020 ci sarà la
visita della mostra dei presepi presso il palazzo della Gran
Guardia a Verona. Partenza ore 13.30 dal piazzale della
chiesa di Montegaldella. La quota di partecipazione è di 20
euro. Le iscrizioni, con anticipo di 10 euro, si raccolgono
entro e non oltre il 20 dicembre(vedi locandina). Per info
contattare Leonardo STIMAMIGLIO e Andrea SCHERMIDORI.
PARROCCHIA DI MONTEGALDELLA
Nei prossimi giorni passeranno dei
volontari della parrocchia per la distribuzione delle buste
natalizie. Invitiamo a leggere con attenzione la lettera
informativa e ringraziamo per ciò che ognuno potrà dare.
Grazie.
COMUNE
Ogni mercoledì, dalle 15.00 alle
17.00, c’è il ritrovo per tutti gli anziani organizzato
dalla Consulta della bella età.
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